Il Philosophical Counseling, che Neri Pollastri traduce con “consulenza filosofica”, fa riferimento al filosofo tedesco Gerd B. Achenbach, che aprì il primo studio (Philosophische Praxis) nel 1981.
Scrive Achenbach: “Al posto delle domande di Kant: che cosa posso sapere? Che cosa devo fare? Che cosa posso sperare? Cos’è l’uomo? Entrano in gioco le domande della consulenza filosofica: che cosa so? Che cosa faccio? Che cosa spero? Chi sono?”

Il Counseling Filosofico può essere definito una pratica professionale volta ad aiutare per mezzo di strumenti filosofici persone che presentano problemi esistenziali.

Che cosa non è?

Non è filosofia teoretica, elaborata e trasmessa nelle università. Non è insegnamento di storia della filosofia nei licei. Né può essere una forma di psicoterapia volta a curare soggetti con psicopatologie.

Il suo metodo non si basa su una tecnica rigida ma è arte che tiene conto dell’unicità di ogni persona. Piuttosto che dare ricette di comportamento, il Counselor accompagna il consultante nella sua ricerca, utilizzando il dialogo e il filosofare insieme.

Chi è il Counselor filosofico?

Si tratta di un professionista con laurea specialistica in filosofia che ha superato un percorso ulteriore di specializzazione (almeno triennale) ed ha compiuto un tirocinio pratico.
È uno specialista in grado di stabilire un rapporto empatico col consultante.
Non ha un ruolo direttivo, ma di facilitatore maieutico.
È un professionista che aiuta un’altra persona a scoprire e a realizzare il proprio essere potenziale, facendo emergere nel consultante quelle risorse personali che le difficoltà del momento nascondono.